Ecco la
'zona economica libera' per il Donbas proposta dal piano
Trump
Gli Stati
Uniti - spiega un
servizio di il Post - hanno fatto una nuova proposta nei negoziati in
corso per la fine della guerra in Ucraina, che prevede la creazione di una
cosiddetta “zona economica libera” nella parte del Donbas ancora sotto il controllo ucraino. Il futuro della
regione, ucraina ma rivendicata per intero dalla Russia, è il punto su cui continuano a incagliarsi i negoziati. La nuova proposta è
stata presentata giovedì dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha
anche già detto di considerarla una concessione eccessiva e sbilanciata, come molto spesso succede con le proposte dell’amministrazione
Trump.
Zelensky ha
detto che gli Stati Uniti hanno presentato la “zona economica libera” come una
soluzione di compromesso. La prima versione del piano di Trump al
centro dei negoziati prevedeva che il territorio del Donbas ancora controllato
dall’Ucraina, circa il 20 per cento, diventasse direttamente russo. La nuova
proposta prevede invece di rendere quel 20 per cento di territorio una zona
interdetta a entrambi gli eserciti. Concretamente però significa che dovrebbero
ritirarsi solo le forze ucraine, mentre quelle russe si impegnerebbero a non
entrarci (promessa che in passato il regime di Vladimir Putin ha spesso disatteso).
Al momento il
governo ucraino ha respinto queste condizioni, definendole inique. «Quando ci
parli di un compromesso, devi offrire un compromesso giusto», ha detto giovedì
Zelensky ai giornalisti. L’Ucraina contesta che a lei sia chiesto di ritirarsi
quando alla Russia verrebbe concesso di continuare a occupare i due terzi del
Donbas. Inoltre non si sa chi governerebbe questa
zona, né per quanto tempo: ci sono insomma ben pochi dettagli e non è chiaro
quale dovrebbe essere la componente “economica” dell’accordo. Gli Stati Uniti
hanno già fatto proposte vaghe e poco concrete, che poi si sono in larga
parte arenate.
Il capo
negoziatore ucraino Mykhailo Podoliak
ha detto a Le Monde che il suo governo potrebbe
accettare una zona demilitarizzata, purché sia reciproca. «Una zona
demilitarizzata deve esistere su entrambi i lati della linea» del fronte, ha
detto.
In questi
giorni, peraltro, Zelensky ha ribadito che la Costituzione ucraina gli vieta di
cedere territori e che questa decisione dovrebbe eventualmente essere approvata
dalla popolazione con un referendum o con delle elezioni, a cui recentemente si
è detto pronto alla condizione che gli alleati dell’Ucraina ne
garantiscano la sicurezza (cosa evidentemente molto difficile durante una
guerra).
Zelensky ha sostenuto anche che Trump non gli abbia imposto una
scadenza entro cui pronunciarsi sul piano per la fine della guerra, rispondendo
alle speculazioni secondo cui dovrebbe rispondere entro Natale. Trump continua
a mostrare di avere fretta di trovare un accordo e chiudere la questione.
Mercoledì
Zelensky e i leader di Regno Unito, Francia e Germania gli hanno mandato una
specie di controproposta, suggerendo un incontro nel fine settimana. Dopo una
chiamata con loro, Trump ha detto che avevano discusso «con parole piuttosto
forti» e che l’incontro dipendeva da come la sua amministrazione avrebbe
valutato la proposta ucraina, perché «non vogliamo perdere il nostro tempo».
Nel
frattempo il regime
Putin non si smuove dalle sue richieste massimaliste, che sono incompatibili
con la cosiddetta “zona economica libera”. Putin esige la consegna dell’intero
Donbas, e in particolare della “cintura delle fortezze”, un insieme di cinque
città che il suo esercito non riesce a espugnare. Inoltre
la Russia vuole che tutte le sue richieste vengano accolte prima di un
eventuale cessate il fuoco: è un modo per prendere tempo e continua a
combattere mentre proseguono i negoziati.
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(Credits: www.ilpost.it)