Trump alla sbarra al processo Daniels.
L'accusa: ha fatto passare per spese legali i soldi all'ex attrice porno per
tacere
NEW
YORK - Per la prima volta nella storia degli Stati Uniti un ex presidente -
nonché a breve candidato alla presidenza - seduto al banco degli imputati in un
processo penale. Si avolge infatti a New York il primo processo a carico di Donald
Trump: quello istruito dal procuratore distrettuale di Manhattan Alvin
Bragg, in cui il tycoon è accusato di avere falsificato le sue dichiarazioni
finanziarie nel 2016 per occultare 130mila dollari pagati a una ex attrice
porno, Stormy Daniels, affinché tacesse sulla
loro relazione. I capi di imputazione sono 34, i tentativi di rinviare le
udienze sono falliti e questo è l'unico procedimento che potrebbe chiudersi
prima del voto del 5 novembre.
“Quando
entrerò in quell'aula, so che avrò dietro di me l'amore di 200 milioni di
americani e che lotterò per la libertà di 325 milioni di americani!”
scrive Trump su Truth prima di entrare in tribunale a Manhattan per il
processo. Trump ha poi definito il suo processo a New York un “attacco
all'America” e una “persecuzione politica. Non è mai successo niente di
simile prima” ha precisato l'ex presidente.
La
prima udienza si è conclusa con la decisione del giudice Juan Merchan, che presiede il processo, di respingere la
richiesta di ricusazione dei legali dell'ex presidente. La difesa di Trump
ha chiesto a Merchan di abbandonare il processo per
un presunto “conflitto di interessi” dal momento che sua figlia lavora per
un'azienda legata al Partito democratico. Il giudice ha respinto la richiesta
sostenendo che si basava su “una serie di riferimenti, allusioni e speculazioni
non supportate”.
Si
tratta di un evento storico - nessun ex presidente americano ha mai affrontato
un procedimento penale ed è soltanto il primo di quattro per il tycoon - e
destinato a creare scalpore non solo per le rivelazioni della pornostar sul
loro affaire ma anche perché The Donald ha annunciato che salirà sul
banco dei testimoni per dire “la sua verità”.
Tutto
ruota sul fatto, già accertato, che Michael Cohen, allora avvocato di Trump,
pagò Daniels e poi fu rimborsato da Trump, che fece figurare quei soldi come
spese legali. Cohen è stato condannato a tre anni nel 2018 per la stessa
vicenda e per avere mentito al Congresso: ora sarà uno dei testimoni chiave del
processo, con la difesa che tenterà in ogni modo di screditarlo. Ha già
iniziato lo stesso Trump, a modo suo: “Cohen e Daniels sono due bugiardi - ha
detto -, due sacchi di spazzatura”.
Si
inizia dunque oggi con la selezione della giuria e si prevede che in tutto il
procedimento durerà sei settimane, con udienze tutti i giorni della settimana
tranne il mercoledì. Attirerà un'enorme attenzione mediatica, considerando
che l'imputato per legge dovrà essere sempre presente. Tra i potenziali
testimoni, la stessa Daniels e forse anche Karen McDougal,
una modella di Playboy che pure afferma di essere stata pagata per tacere sulla
sua relazione con Trump.
Non
sarà però uno show mediatico: le telecamere non sono ammesse in aula e
ai fotografi sarà concesso solo un breve accesso per ogni singola udienza.
Trump ha confermato che ci sarà: "Testimonierò, dirò la verità e la verità
è che un caso che non esiste". Il candidato repubblicano - manca solo
l'investitura ufficiale della convention del partito - ha tutto l'interesse a
spettacolizzare l'evento, usandolo in chiave elettorale per denunciare quella
che definisce una persecuzione giudiziaria dettata da motivazioni politiche. Nel frattempo ha iniziato a delegittimare lo stesso giudice
del processo, Juan Merchan, accusandolo di essere a
favore dell'avversario Joe Biden.
La
corte d'appello di New York deve ancora pronunciarsi su tre ricorsi degli
avvocati di Trump, tra i quali quello contro l'ordine che vieta all'imputato di
continuare ad attaccare sui social testimoni, procuratori o loro familiari e
quello per ricusare il giudice - ma intanto hanno detto che il giudice può
procedere.
Se
condannato, Trump rischierebbe fino a quattro anni di carcere per ogni capo
di imputazione, ma molti esperti escludono una conclusione così drammatica:
molto probabilmente rimarrebbe libero per continuare la campagna elettorale, in
attesa dell'appello. Del resto, una condanna non pregiudicherebbe il suo status
di candidato - e perfino di presidente, se dovesse vincere.
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(Servizio
speciale di RaiNews)