Assemblea Onu contro la violenza sulle donne. Baerbock denuncia ondata di abusi digitali 

di Stefano Vaccara - La Voce di NewYork

 

NEW YORK - Nel giorno dedicato in tutto il mondo all’eliminazione della violenza contro le donne, la Presidente della 80ª Assemblea Generale dell’ONU, Annalena Baerbock, ha scelto di utilizzare una conferenza stampa al Palazzo di Vetro per lanciare un avvertimento di rara forza sulla violenza facilitata dalla tecnologia. Prima ancora di entrare nei temi geopolitici del giorno, Baerbock ha ricordato che quest’anno i 16 giorni di attivismo contro la violenza di genere sono dedicati alle violenze digitali contro donne e ragazze, una scelta che ha definito “più che mai tempestiva”. Ha poi scandito un dato che fotografa con crudezza la situazione globale: “Ogni secondo, ora… e ora… e ora, otto donne vengono aggredite fisicamente nel mondo — su un autobus, a casa, a scuola, in ufficio, in Parlamento. Sta accadendo ad alcune donne presenti in questa stanza. Sta accadendo a me”.

 

È stato proprio in questo passaggio che Baerbock ha deciso di citare un episodio che l’ha riguardata personalmente. “Come politica di alto profilo, sono stata confrontata con un’immagine falsa, con contenuto sessuale, che si può ancora trovare online”, ha raccontato. Una rivelazione diretta, che la Presidente dell’Assemblea Generale ha definito tutt’altro che eccezionale. “Ho sperimentato, durante tutta la mia carriera, che praticamente ogni donna visibile online — una politica, una giornalista, una sportiva — affronta queste aggressioni”, ha detto, avvertendo che lo stesso fenomeno riguarda anche “molte adolescenti e perfino bambine”. L’obiettivo, ha spiegato, è sempre identico: “intimidare, umiliare, silenziare, spingere le donne fuori dalla sfera pubblica, soprattutto dai luoghi del potere”.

 

Baerbock ha poi ampliato lo sguardo sull’impatto dell’intelligenza artificiale, ormai al centro delle strategie abusive. “Con i rapidi avanzamenti dell’AI, la scala e la velocità di questi abusi stanno crescendo oltre qualsiasi cosa abbiamo visto prima”, ha dichiarato. Ha citato un dato impressionante: “Il 96% di tutti i video deepfake online ritrae donne in atti sessuali. Quasi ogni deepfake prende di mira una donna: non è una coincidenza, è profondamente sistematico.” E, secondo i dati che ha condiviso, “il 58% delle giovani donne ha già subito molestie o abusi online, inclusa pornografia deepfake.” Per Baerbock, questa giornata non può più essere solo memoriale: “Oggi non è solo un giorno di allarme: è l’inizio dell’azione. La responsabilità deve ricadere sui governi, sulle aziende tecnologiche, sugli inserzionisti online — su chiunque abbia una parte, consapevole o inconsapevole, in questi abusi. Non ci sono scuse: no excuse”.

 

Il suo intervento è arrivato mentre UN Women e l’UN Office on Drugs and Crime (UNODC) diffondevano il nuovo rapporto annuale sul femminicidio, che mostra una tendenza globale in peggioramento. Nel 2024 i partner e i familiari hanno ucciso 50.000 donne e ragazze, una ogni dieci minuti. Il femminicidio, ricorda il rapporto, è “la forma più estrema e brutale della violenza di genere” e si distingue dall’omicidio comune perché motivato da discriminazioni, stereotipi e rapporti di potere diseguali. La violenza letale avviene nelle case, nei luoghi di lavoro, negli spazi pubblici e sempre più spesso lungo una traiettoria che parte online. L’Africa registra il numero più alto di femminicidi familiari, seguita dalle Americhe e dall’Oceania, mentre i dati di Europa e Asia sono più bassi ma tutt’altro che rassicuranti. Secondo UN Women, il fenomeno è sottostimato “e la cifra reale è probabilmente molto più alta”.

 

Il legame tra violenza digitale e violenza fisica è stato illustrato in maniera particolarmente forte dall’attrice statunitense Azie Tesfai, intervenuta alle Nazioni Unite proprio in occasione del 25 novembre. Per tre anni ha ricevuto migliaia di messaggi minacciosi da uno sconosciuto, fino a quando le molestie online si sono trasformate in stalking fisico. “C’è un terrore specifico nell’essere osservati da qualcuno senza volto”, ha detto. Quando ha chiesto protezione, la risposta che ha ottenuto è stata spiazzante: “Non possiamo fare legalmente nulla”, le ha detto la polizia, perché tutto avveniva online e l’autore delle minacce era irrintracciabile.

 

Durante la commemorazione, la Direttrice esecutiva di UN Women, Sima Bahous, ha denunciato l’intreccio tra impunità e violenza, spiegando che “le sopravvissute affrontano incredulità, mentre gli abusatori godono di impunità”. Bahous ha indicato la necessità di riconoscere la violenza digitale come violenza reale, rendere responsabili le piattaforme tecnologiche e investire in prevenzione. Tesfai, dal canto suo, ha ammonito che “finché la legge non tratterà la predazione digitale come un danno reale, ci si aspetterà che ci proteggiamo diventando invisibili.” E ha concluso ricordando l’urgenza della riforma legislativa: “Meritiamo leggi che ci proteggano mentre siamo ancora vive per essere protette.”

 

In un contesto globale in cui la violenza fisica e quella digitale si alimentano a vicenda, le parole di Baerbock — intrecciate ai dati ONU — mostrano che  la tecnologia ha spalancato una nuova frontiera della violenza contro le donne e la comunità internazionale non può più permettersi di considerarla una minaccia virtuale.

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(Stefano Vaccara www.lavocedinewyork.com - Giornalista e scrittore. Nato e cresciuto in Sicilia, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America con Il Giornale di Montanelli, America Oggi e USItalia weekly. Dal Palazzo di Vetro oggi racconta l’ONU dopo aver fondato e diretto La Voce di New York dal 2013 a gennaio 2023)