Il numero uno di Ford si arrende: “Sull’auto elettrica i cinesi ci umiliano” 

di Luca Pagni - Vaielettrico

 

La Cina non sta solo partecipando alla rivoluzione dell’auto elettrica: la sta guidando. A dirlo non è un analista qualsiasi, ma Jim Farley, amministratore delegato di Ford. Il manager, che ha parlato all’Aspen Ideas Festival in Colorado, ha lanciato un allarme che suona da ultima spiaggia per l’automotive occidentale: “Sulle auto elettriche, i marchi cinesi ci umiliano. Se perdiamo questa sfida è finita

 

Se non vi siete ancora convinti, Farley durante il suo intervento è stato ancora più netto. «La Cina è in vantaggio su ogni fronte: tecnologia, qualità, costi». Il numero uno di Ford non è nuovi a interventi di questo tenore. Non si è mai nascosto. Come altri dirigenti del suo livello negli Usa ha chiesto la protezione di dazi commerciali. Come lo hanno chiesto, del resto, le case europee alla Commissione Ue. Ma il problema va ben oltre: la superiorità tecnologica, associata a prezzi inferiori di listino, non si fermano con una tassa in più.

 

 

 

Farley lo ha toccato con mano. Ha visitato la Cina numerose volte nell’ultimo anno, vivendo in prima persona una realtà che ha definito «umiliante». Ha guidato, smontato e analizzato modelli BYD e Xiaomi, ammettendo che la qualità dei veicoli cinesi ha raggiunto, se non superato, quella americana ed europea. Un esempio concreto? La SU7 di Xiaomi, che Farley ha fatto arrivare direttamente da Shanghai a Chicago per guidarla personalmente. Il verdetto? «Un’auto con una qualità costruttiva eccellente, tecnologie all’avanguardia e una user experience senza pari».

 

Non si tratta solo di costi inferiori. Il vantaggio competitivo cinese risiede nell’integrazione digitale nativa: «Non devi nemmeno associare lo smartphone, il veicolo si sincronizza automaticamente con la vita digitale dell’utente», ha spiegato Farley. Una semplicità d’uso che, combinata a un prezzo molto più basso rispetto ai modelli occidentali, crea un’offerta irresistibile per i consumatori.

 

“Ogni anno in Cina bruciata decine di start up automotive”

Eppure, la corsa cinese all’elettrico ha anche le sue ombre. Farley sottolinea come la rapidità dell’innovazione in Cina sia tale da bruciare ogni anno decine di start-up: «Ogni anno falliscono una ventina di costruttori cinesi che non riescono a stare al passo». Inoltre, il manager ha evidenziato criticità tecniche nei propulsori elettrici alimentati da batterie litio-ferro-fosfato, meno efficienti di quanto ci si aspetterebbe. Ma la velocità di sviluppo cinese resta sconcertante: «Questa cosa mi toglie il sonno», confessa il CEO di Ford.

 

Nel tentativo di reagire, Ford ha spostato la propria strategia verso l’ibrido, con un investimento di quasi due miliardi di dollari. Ma lo stesso Farley ammette che questa mossa potrebbe non bastare. L’industria occidentale, afferma, non sta solo rincorrendo i cinesi, ma li sta perdendo di vista. «Non riguarda solo le auto elettriche: i cinesi stanno ridefinendo l’intera automobile moderna», sottolinea.

 

“Le auto cinesi stanno ridefinendo tutto il settore”

Questa presa di posizione si inserisce in un contesto di crescente inquietudine per la supremazia cinese nel mercato dei veicoli elettrici (EV), alimentata da dati concreti. Secondo l’ultimo report ACEA (European Automobile Manufacturers Association), nei primi cinque mesi del 2025, i marchi cinesi hanno registrato un incremento del 23% nelle immatricolazioni in Europa rispetto all’anno precedente. BYD, MG (del gruppo SAIC) e NIO sono i protagonisti assoluti di questa scalata. Con BYD che ha superato le 60.000 unità vendute nel Vecchio Continente tra gennaio e maggio. Per confronto, nello stesso periodo Tesla ha perso il 7% delle sue quote in Europa.

 

E non basta. La nuova Xiaomi SU7 ha già superato i 200.000 ordini, posizionandosi al di sotto della Tesla Model Y per prezzo e offrendo prestazioni paragonabili. MG4, altro modello cinese ormai popolare anche in Italia, è diventata una delle EV più vendute del primo semestre 2025, con una quota di mercato in rapida crescita. Perfino nei mercati tradizionalmente conservatori come la Germania, i veicoli cinesi stanno guadagnando terreno, nonostante le tensioni politiche e i tentativi di Bruxelles di introdurre dazi correttivi.

 

L’allarme suona per i marchi europei

L’intervento di Farley non è un semplice sfogo manageriale: è il sintomo di un’intera industria sotto pressione. Le sue parole, che riconoscono Xiaomi come “più forte di molte case automobilistiche tradizionali”, diventano un appello a cambiare passo. «Non basta più inseguire, occorre cambiare subito marcia», afferma.

 

Mentre l’Unione Europea valuta contromisure,consumatore europeo sembra già aver scelto. Auto accessibili, tecnologiche, intuitive e ben costruite: questa è oggi la ricetta vincente, e i marchi cinesi la stanno servendo con una rapidità che l’Occidente fatica a eguagliare. Ogni giorni che passa, le pressioni delle case europee di ritardare le regole Ue per il passaggio all’auto elettrica appare sempre più una battaglia di retroguardia

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(Luca Pagni è stato per anni redattore di punta del quotidiano La Repubblica e ora colllabora con www.vaielettrico.it)