TUTTA
LA CITY NE PARLA
Garrick Club, il più esclusivo di Londra. Il
Guardian ha pubblicato l'elenco dei suoi iscritti. C'è persino re Carlo
LONDRA - Negli ovattati e potenti ambienti
della City si parla da giorni del Garrick Club, il più esclusivo Club di
Londra, considerato da molti un circolo di potere in grado a volte di
condizionare il Regno Unito in alcuni settori. Un Club riservato a pochi
privilegiati: tutti uomini, tutti vip e quasi tutti over 40. A riportare alla
ribalta il Garrick è stata la pubblicazione della lista dei suoi 1.500 iscritti
attuali, ottenuta dal quotidiano Guardian sulla base delle leggi britanniche
sul diritto d'informazione.
Un elenco che comprende come membro d'onore
addirittura re Carlo III, nonché una schiera di politici, altissimi funzionari,
diplomatici, dignitari, uomini di cultura, imprenditori, artisti,
professionisti di fama, persino qualche veterano dello sport. E la cui
composizione non può che rilanciare l'irritazione di tante donne, comprese
parlamentari di ogni schieramento e figure femminili della società civile; non
senza sollevare dubbi più generali e sospetti d'ordine quasi castale sulla
capacità d'influenza di questa sorta di super loggia della vita sociale d'élite
britannica, sullo sfondo di un contesto riservato che appare decisamente meno
innocuo rispetto all'immagine generalmente propagandata di un circolo
altolocato d'altri tempi frequentato per lo più da uomini "anziani per
chiacchierare o bere del buon vino", nota il Guardian.
A correggere il tiro è la caratura, ma anche
l'età media e i ruoli di molti dei soci odierni. Spesso ancora pienamente
attivi ai vertici dell'establishment e ai comandi di tante, diverse stanze dei
bottoni. Fra i nomi (un centinaio dei quali insigniti con le massime
onorificenze reali), vi sono ad esempio quello del capo dei servizi esteri di
Sua Maestà, Richard Moord, del numero 1 del Civil Service, Simon Case, di politici di entrambi i rami
del Parlamento fra cui il vicepremier Oliver Dowden o il ministro Michael Gove (ma non il primo ministro
attuale di origine indiana, Rishi Sunak).
A scorrere l'elenco si trovano poi
ambasciatori, luminari della medicina o del diritto, vescovi anglicani,
responsabili di istituzioni di ogni tipo o ancora l'ex capo dello staff della
regina Elisabetta. Nonché attori come Brian Cox, Stephen Fry, Benedict Cumberbatch o Damian Lewis; musicisti come il direttore
italo-britannico della London Symphony Orchestra, Antonio Pappano; rocker come
Mark Knopfler; designer come Paul Smith; editori di giornali come Paul Dacre (Daily Mail) e
giornalisti-star della Bbc come John Simpson; miliardari come il magnate degli
hotel di lusso Rocco Forte.
Per anni ha fatto parte di questo club il
conte Paolo Filo della Torre, storico corrispondente da Londra del quotidiano
La Repubblica e molto introdotto negli ambienti della casa reale inglese. Più
volte ha invitato a cena al Garrick personaggi italiani di passaggio a Londra,
tra cui il fondatore e direttore di Repubblica, Eugenio Scalfari, il principe
editore Carlo Caracciolo, i giornalisti Sandro Viola, Edoardo Borriello (con
sua moglie Anna a cena con la nipote di Winston Churchill, Edwina), Edgardo Bartoli,
Vittorio Zucconi.
Inevitabili le reazioni dal fronte femminista
e delle donne in politica. La veterana laburista Harriet Harman, promotrice nel
2010 dell'Equality Act, legge ad hoc sulla parità di genere, ha contestato
l'appartenenza tout court di parlamentari e funzionari di Stato al Garrick, un
club che "mira a restringere l'accesso delle donne al potere". Mentre
la deputata conservatrice Caroline Nokes, presidente
della commissione Donne e Uguaglianza alla Camera dei Comuni, ha tagliato
corto: "E' sbagliato che nella società di oggi vi siano ancora luoghi
d'establishment tanto influenti dove il 51% della popolazione viene esclusa
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